21 febbraio 2009

Il mitico Nino Buttazzoni

Il motto del battaglione Nuotatori Paracadutisti: 'Più buio di mezzanotte non viene'. 
In breve, la storia. 
Agli ordini: Cap. G.N. Nino Buttazzoni 
Costituito il 27 ottobre 1943 a La Spezia. 
Si componeva: 
- Comando e Comp. Comando
- 1a, 2a, 3a, 4a, 5a Comp.
- Comp. Sabotaggi - NESGAP “ Ceccacci”. I Nuotatori, Esploratori, Sabotatori, Arditi, Guastatori e Paracadutisti furono un gruppo a sé stante autonomo, in contatto e distribuiti negli altri reparti N.P. 
Si decentrò a Jesolo per l'addestramento ed operò in funzione antipartigiana (solo ed unicamente quando veniva attaccato) sino ad Asiago. Si spostò in agosto in Val d'Intelvi (insieme al Vega) e quindi in momentaneamente Piemonte ove venne inquadrato nella 'Divisione Xa'. Rientrato nel Veneto (a Palmanova per continuare l’addestramento) ed in Venezia Giulia, il battaglione 'N.P.' operò contro gli Slavi. Nel marzo del 1945 entrò in linea sul fronte in Romagna (per la testa di ponte necessaria per la ritirata dell’esercito tedesco) ripiegando a fine aprile per Goro fino a Venezia ove si arrese il 2 maggio, con l'onore delle armi da parte del nemico inglese. 
 Prima dell'(ignobil) 8 settembre 1943 
In vista della preparazione all’Operazione C3, ovvero il progettato sbarco sull’isola di Malta la Regia Marina predispone reparti di nuotatori e paracadutisti sabotatori il cui compito è quello di attaccare, giungendo dal mare o dal cielo, le infrastrutture portuali dell’isola, le installazioni difensive costiere e il naviglio nemico alla fonda. 
Il primo reparto a nascere è il battaglione “N” (nuotatori). Il reparto ha sede a Villa Letizia, presso Livorno. Si prevede che i nuotatori vengano trasportati in prossimità dell’isola da un mezzo avvicinatore (mas o sommergibile) e il loro compito primario, dopo essere stati avvicinati, è quello di nuotare fino agli obiettivi assegnati e di minarli con cariche esplosive subacquee magnetiche o fissabili meccanicamente agli scafi nemici. 
Oltre alle cariche di sabotaggio la dotazione di questi uomini prevede: bussola, apparecchio per la respirazione subacquea, cinghia in gomma con anelli per l’aggancio della dotazione di esplosivi contenuta in custodie impermeabili, pinne per mani e piedi e un battellino gonfiabile, detto tacchino, che può essere per quattro operatori, oppure del tipo a materassino, capace quest’ultimo di tenere a galla un solo “N”. Il vestiario comprende una muta con pantalone e camisaccio a mezza manica in gomma che viene indossata sopra un maglione di lana antiassideramento. 
L’addestramento tende a portare gli uomini ai limiti delle loro possibilità fisiche e morali. Sono previste prove di sbarco, uso degli esplosivi e soprattutto lunghe ed estenuanti nuotate. L’addestramento al nuoto, oltre che dalla fatica, viene reso ancor più impossibile dal fatto che il materiale di vestiario non è quanto di meglio si possa desiderare. Infatti, la muta in dotazione lascia filtrare l’acqua e dopo poco il maglione indossato sotto diviene zuppo. Ottime si dimostrano, invece, le pinne che, all’epoca, costituiscono una vera e propria dotazione segreta della Regia Marina. Di buona qualità si dimostrano gli ordigni esplosivi a disposizione per attaccare le navi che sono chiamati in gergo “mignatte” o “cimici ”. Questi aderiscono alla carena a mezzo di una ventosa, contengono una carica esplosiva di circa 2 kg ed hanno una spoletta ad orologeria. Oltre alle mignatte, la Regia Marina impiegherà anche i “bauletti esplosivi” che sono di maggiori dimensioni delle “cimici”, e quindi portano una carica di maggior potenza e vengono applicati dal guastatore subacqueo con due morse all’aletta di rollio della nave. 
Successivamente al reparto di nuotatori verrà costituito il battaglione “P” (Paracadutisti della Regia Marina), i cui uomini, addestrati alla Scuola di Paracadutismo di Tarquinia, troveranno alloggio in una colonia marina della Gioventù Italiana del Littorio a Porto Clementino, località distante da Tarquinia circa due chilometri. 
Lo scopo dei Paracadutisti di Marina non è solo quello di effettuare attacchi alle installazioni e alle difese portuali nemiche ma costoro hanno tra i propri obiettivi anche i bacini idrici, le dighe, le centrali elettriche, le chiuse, i ponti ed, inoltre, se ne prevede l’impiego per la costituzione di teste di ponte. 
I primi ad arrivare alla Scuola di Tarquinia, nell’ottobre ’41, sono una ventina tra marinai e sottufficiali comandati dal Ten. M. Bisanti. Il numero dei primi arrivati è piuttosto modesto in quanto nell’intendimento di Supermarina ci sarebbe di costituire un’unica compagnia di Paracadutisti. Solo in seguito, a fronte dell’elevato numero di domande per accedere al reparto, l’organico sarà portato a quello di un battaglione che viene messo al comando del tenente di Vascello Giulio Cesare Conti. Se Conti è il comandante, è da dire che il vero motore del reparto è invece il vice comandante che ne è anche il comandate operativo, ovvero il capitano del Genio Navale Nino Buttazzoni. 
Gli uomini hanno un equipaggiamento piuttosto ricco. Oltre all’elmetto con paranaso, stivaletti di lancio, ginocchiere, guanti di lancio, pistola, pugnale bombe a mano, vari tipi di esplosivo, micce e detonatori, si deve considerare che, come arma lunga, viene dato in dotazione il MAB (Moschetto Automatico Beretta) della Beretta mod 38A., dotato di più caricatori che vengono custoditi in un corpetto a gilè denominato “samurai”. 
L’addestramento dei Paracadutisti, alla pari di quello dei Nuotatori, è ostico in quanto sono previsti lanci a terra, diurni e notturni, ma soprattutto lanci in acqua. La durezza della preparazione è dettata dal fatto che bisogna preparare uomini che siano in grado, una volta arrivati in acqua, di liberarsi del paracadute, gonfiare il “tacchino”, montare su questo e raggiungere la riva. Una volta a terra, si è appena all’inizio dell’opera. Necessita raggiungere a piedi l’obiettivo, che può distare anche decine di chilometri dalla costa, e una volta eseguito il sabotaggio, c’è da fare rifare a piedi il percorso a ritroso sino alla costa per attendere il sottomarino o il MAS che dovranno riportarli a casa. Gli “N” ed i “P” confluiscono nel Reggimento San Marco che è gerarchicamente dipendente da GENERALMAS che, comandata dall’ammiraglio Aimone di Savoia Aosta, ha alle dipendenze anche la X° MAS e le Motosiluranti. Nel marzo del 1942, unità del “San Marco”, quale prova generale dell’efficacia operativa raggiunta, effettuano una articolata esercitazione a fuoco alla presenza del generale Ramke. 
MA l’Operazione C3 non verrà mai effettuata e gli splendidi reparti saranno impiegati come ordinaria fanteria. Annullata l’operazione su Malta, nel novembre 1942, I paracadutisti di Marina e gli uomini del battaglione Nuotatori, verranno impiegati come truppa presidiaria a Tolone, in seguito all’occupazione italiana di parte del sud della Francia e della Corsica. 
Alla base di Tolone, con tre treni provenienti da Livorno, giungeranno quindi, oltre a altri reparti, anche il battaglione Paracadutisti del S. Marco costituito circa da 500 uomini ed il reparto Nuotatori Guastatori composto da circa 300 elementi. 
I battaglioni Paracadutisti e Nuotatori del S. Marco saranno poi ritirati dalla Provenza nel febbraio 1943 e ridestinati in Italia. 
All’inizio del 1943, le due specialità, “N” e ”P”, verranno fuse in modo tale da poter impiegare squadre miste, comandate da un ufficiale e composte 13/15 uomini che provengono sia dai Nuotatori che dai Paracadutisti. Purtroppo, benché l’idea sia buona giungerà piuttosto in ritardo e le squadre, così composte, troveranno impiego per modeste operazioni di sabotaggio nel Nord Africa oramai completamente in mano agli anglo americani. In vista di un oramai certo sbarco sulla penisola, saranno destinate alcune squadre di NP in Sardegna e in Sicilia. Queste hanno il compito di svolgere attività antiparacadutista ma, soprattutto, a sbarco avvenuto devono farsi sorpassare dal nemico avanzante per poi effettuare azioni di disturbo attaccandolo alle spalle. In queste azioni gli NP dovrebbero rifornirsi in depositi occultati precedentemente predisposti. Mentre le squadre di NP stanziate in Sardegna non entreranno in azione, differentemente, quelle predisposte in Sicilia effettueranno attacchi ai convogli angloamericani sbarcati sull’isola.
Gli N.P. dopo l’(ignobil) 8 si settembre

(Nella foto la Bandiera di combattimento degli NP dopo l'8 settembre)
Fonte: Associazione Decima Mas- Milano

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